“Un incantevole aprile”, di Elizabeth Von Arnim: un inno alla vita

Elizabeth Von Arnim, il cui vero nome è Mary Annette Beauchamp, nacque nel 1866 a Sidney, in Australia, da una famiglia borghese: fu una donna audace per quei tempi, si sposò due volte ( prima con un conte tedesco, poi con un duca inglese), ebbe un certo numero di amanti e cinque figli che le diedero ben poche soddisfazioni. Era affascinante, colta, intelligente ed ironica e per questo piaceva molto agli uomini. Scrisse ben 21 romanzi, il primo dei quali, “Il giardino di Elizabeth”, edito nel 1898,divenne subito un “best seller” che superò di gran lunga le vendite degli autori (maschi) che in quegli anni andavano per la maggiore. I suoi libri, un successo dietro l’altro, le fruttarono molto denaro ma lei non poteva disporne: sono gli albori del 1900, e all’epoca il denaro guadagnato dalle mogli apparteneva di diritto ai mariti. Bella fregatura.
La scrittura era l’ unica forma d’arte tollerata per una donna, al punto che le scrittrici venivano spesso considerate creature ambigue, poco raccomandabili, addirittura ridicolizzate dalla stampa. Per questo motivo molte autrici sceglievano di tutelarsi nascondendosi dietro uno pseudonimo maschile, ma non Mary Beauchamp. Era troppo anticonformista per adattarsi ad utilizzare uno stratagemma simile.Dopo innumerevoli litigi con il marito, il Conte Von Armin, riuscì ad ottenere il permesso di pubblicare il suo primo romanzo in completo anonimato. Il marito temeva infatti che la stravaganza delle moglie potesse macchiare lo stemma di famiglia, e quindi le impedì di usare il suo nome.  Una donna del suo temperamento però non era in grado di abbassare la testa troppo a lungo: decise pertanto di pubblicare tutti suoi romanzi successivi con il nome di Elizabeth Von Armin, omaggiando il suo esordio e mantenendo il nome del primo marito, anche se in seguito si risposò. Bollati Boringhieri ha pubblicato per la prima volta il suo romanzo d’esordio nel 1989, facendo innamorare i lettori italiani di questa talentuosa scrittrice, così fuori dagli schemi tipici del suo tempo.
 
 
Eizabeth von Arnim non si è mai voluta adattare al ruolo marginale imposto da una società che lei definiva vecchia e ottusa, ed ha sempre rifuggito qualsiasi corrente letteraria, seguendo un percorso tutto suo. Fu una scrittrice raffinata, arguta, ironica, di rara intelligenza. Mi dispiace constatare che non tutti hanno apprezzato i suoi romanzi. Ho sentito persone recensire “Un incantevole aprile” definendo noioso sia il libro sia l’autrice stessa. Ma, gusti personali a parte, come si può definire noiosa una scrittura talmente sopraffina? Certo, se spostiamo l’attenzione solo sugli avvenimenti e sul contenuto spiccio del romanzo, è vero che gli accadimenti sono pochi. Ma un libro non è solo un contenitore di “cose che succedono”. E’ accrescimento, è ricchezza, è stile, è arte. Quando ci si imbatte in un’autrice del genere, per me esiste solo un imperativo: godere pienamente della lettura. E così ho fatto, assaporando ogni riga di questo romanzo, incantevole come il titolo.
In letteratura capita spesso che l’autore porti un pezzo della sua vita all’ interno di ciò che scrive; personalmente ritengo che, quando la spinta creativa parte dal proprio vissuto, escano fuori i lavori migliori. Così come “Il Giardino di Elizabeth”, anche “Un incantevole aprile” contiene molti spunti autobiografici: tutte le quattro protagoniste del romanzo raccontano una piccola parte di Elisabeth -Mary Annette.
La storia comincia a Londra, in pieni anni venti. La pioggia scandisce incessantemente le giornate, intristendo gli umori e rendendo la primavera una chimera lontana. In un club femminile della città due signore, la signora Arbuthnot e la signora Wilkins, annoiate e incupite dal clima uggioso, stanno leggendo lo stesso annuncio pubblicato sul Times, entrambe incuriosite dalla proposta: un castello medievale in Italia, nella splendida riviera ligure, in affitto per tutto il mese di aprile. Le due donne non si conoscono, ma si adocchiano l’un l’altra e cominciano a stringere amicizia: diverse per carattere, le accomuna una forte insoddisfazione personale ed una vita coniugale ormai logora, con mariti assenti e completamente concentrati su loro stessi.Tra una chiacchiera e l’altra la titubanza iniziale lascia il posto all’ entusiasmo e l’immagine della primavera italiana comincia a farsi sempre più vivida: il sole tiepido, i giardini con il glicine in fiore, il maniero inondato di luce e il luccichio del mare in lontananza… l’idea di fuggire dal grigiore delle loro vite londinesi sembra essere l’antidoto giusto alla tristezza che le opprime. In un pomeriggio è già tutto deciso, partiranno insieme. Per prima cosa pubblicano un’ inserzione sul giornale per cercare altre compagne di viaggio: non sono benestanti ed hanno bisogno di dividere le spese. Al loro annuncio rispondono la signora Fisher, un’anziana donna che vive nel ricordo dello splendore di un’epoca passata e Lady Caroline Dester, una bella ragazza desiderosa di fuggire da tutto e da tutti.
 
Desiderava stare sola, ma non sentirsi sola. Questo era molto diverso, era una sensazione che faceva male, che feriva spaventosamente nel profondo, era ciò che spaventava di più. Era il motivo per cui si andava a tutti quei ricevimenti, e negli ultimi tempi anche i ricevimenti qualche volta non erano sembrati un rifugio del tutto sicuro. Ci si poteva sentire soli indipendentemente dalle situazioni, ma dipendeva forse dal modo in cui le si affrontava?
 
 
La convivenza tra le quattro donne non sarà priva di battibecchi e di situazioni particolari, dovute soprattutto alla differenza di età e di carattere, ma sarà per tutte un’esperienza intensa che restituirà loro la gioia di vivere. Ognuna di loro avrà modo di riflettere e di rimettere ordine nella propria vita, scoprendo finalmente che cercare e desiderare la propria felicità non è affatto un peccato o uno sciocco capriccio, ma il diritto primario di ogni essere vivente. Giorno dopo giorno la bellezza del paesaggio finisce per incantare le donne, il sole tiepido riscalda la pelle e il cuore e scioglie ogni nodo che le intrappola. C’è chi ritrova dentro di sé l’amore per il proprio marito e una rinnovata gioia coniugale, chi scopre che essere anziani non significa doversi necessariamente chiudersi alla vita, chi finisce per accettare completamente sé stessa e chi continuerà a giocare con l’amore nell’ attesa che arrivi il momento giusto per costruirsi un futuro.

Quello che mi ha stupita, considerando il fatto che il romanzo è stato pubblicato nel 1923, è la modernità del tema trattato. Gli avvenimenti sono pochi, perché l’attenzione è quasi interamente spostata sul mondo interiore dei protagonisti, ma il filo conduttore del romanzo è straordinariamente attuale: si parla di donne in crisi di identità, insoddisfatte della propria condizione e desiderose di un cambiamento. Nei limiti imposti dall’ epoca, cercano comunque di lottare per la propria felicità, senza accettare passivamente una vita che non sentono più “loro”.


Sono donne moderne e anticonformiste, così come lo era la Von Armin. Oggi, quando ci sentiamo in conflitto con noi stesse e con il mondo, coltiviamo lo stesso intenso desiderio di fuga. Molte di noi intraprendono viaggi lontani, magari dall’ altro capo del mondo, per immergersi completamente in altre atmosfere, luoghi, culture, che curino l’anima con stimoli nuovi.  Nel 1923, per delle donne britanniche, tutto questo era rappresentato dall’Italia.

NB
 
 
Elizabeth von Arnim trascorse davvero una vacanza in Liguria, al castello Brown, nella meravigliosa cornice di Portofino (dove girarono anche il film tratto dal libro). Anch’ esso era di proprietà di un inglese. La sua esperienza in questo luogo incantevole da l’impronta decisiva al romanzo: nessuno avrebbe mai saputo descrivere meglio la bellezza di quei paesaggi suggestivi, incastonati tra cielo e mare, se non avesse mai visto con i propri occhi la costa ligure, quando la primavera sboccia e i profumi del mediterraneo inebriano i sensi.
Anche io posso parlare per esperienza: vivo sulla costa ligure, e quando percorro certe strade che si snodano sulle scogliere tra pini marittimi e ginestre, gettate a picco sul mare perennemente increspato dalla brezza, non posso fare a meno di provare gratitudine per quella vista che mi allarga l’orizzonte. Se a questo panorama perfetto aggiungiamo anche l’allegria e l’intimità delle chiacchiere tra donne…beh, allora in questo romanzo si rischia davvero di lasciarci il cuore.

 

Un incantevole aprile – Elizabeth Von Arnim

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5 pensieri riguardo ““Un incantevole aprile”, di Elizabeth Von Arnim: un inno alla vita”

  1. Vidi il film tratto da questo libro ,qualche anno fa e lo trovai intriso di una delicatezza che entrava a poco a poco nel cuore. Mi piacque tantissimo e adesso che grazie a te conosco l’autrice, lo rivedrei davvero tanto volentieri. Che bello averti scoperta! 🙂

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  2. Se lo trovi ti piacerà. E’ un film che fa entrare piano piano nell’animo delle persone. Si assiste al cambiamento di stati d’animo delle protagoniste, grazie anche ai bei panorami marini che la Liguria , come ben sai è generosa !

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